Due giornaliste, con alle spalle 20 anni di ricerche biografiche, hanno deciso di concentrarsi sul variegato mondo femminile, così poco studiato fino a non molto tempo fa e che la storia ha spesso relegato nel dimenticatoio...

venerdì 23 dicembre 2016

Maria MONTESSORI


(Chiaravalle, Ancona, 31.08.1870- Noordwijk, Paesi Bassi, 06.05.1952 ), pedagogista e scienziata

di  Rita Frattolillo


Maria Montessori, fondatrice delle "Case dei Bambini" nel 1907, ci ha lasciato un'eredità importante che, purtroppo, è riconosciuta più all'estero che nella nostra Italia. I suoi  libri  sono stati tradotti in 56 paesi ed in 35 lingue. Le istituzioni educative che applicano il suo metodo sono 22.000, tra nidi, Case dei Bambini, scuole primarie e secondarie, diffuse in 110 paesi, e in tutti i continenti. Oggi il principino britannico George, figlio di William e  Kate, frequenta  il giardino d’infanzia che segue il metodo montessoriano.
 Personalità quali il Mahatma Gandhi ed il poeta Rabrindanath Tagore sono stati fra i primi a sostenere  ̶ a livello internazionale ̶  il "Metodo" educativo Montessori ed a ritenerlo il principale passo per un'educazione fondata sulla pace e la fratellanza universale.
Montessori è stata la prima ed unica donna italiana a cui è stata dedicata una banconota, quella da mille lire (che ha avuto corso fino all'adozione dell'euro), e la cui immagine appare sui francobolli delle poste italiane, britanniche e srilankesi.


Sul pianeta Venere un cratere di 42 km di diametro porta il suo nome, ma nessuno in Italia ha reclamato le sue spoglie, che riposano tuttora in Olanda, dove è morta, e alcune delle sue opere risultano non ancora tradotte in Italia.
Maria Tecla Artemisia Montessori, figlia di Alessandro, emiliano di Ferrara, e di Renilde Stoppani, marchigiana, nasce a Chiaravalle, un paese a pochi chilometri da Ancona. Sono entrambi persone istruite e sensibili alle nuove idee politiche, e simpatizzano per gli ideali risorgimentali; il padre, impiegato, nei suoi scritti ci dà preziose informazioni sulla crescita e sullo sviluppo di Maria.
Renilde, nata in una famiglia di piccoli proprietari terrieri, ama molto la lettura e in famiglia ha l’esempio dell’abate e naturalista Antonio Stoppani. Autore del fortunato volume Il Bel Paese, l’abate è un convinto seguace del cattolicesimo rosminiano, e pratica su se stesso la possibilità della coesistenza armonica tra fede e ragione. La giovane Maria ha nell'abate  un punto di riferimento e nella madre un costante sostegno alle sue idee innovative e alle sue scelte di vita, non sempre in linea con un certo conservatorismo del padre.
 Al trasferimento della famiglia a Firenze (1873) succede quello a Roma, divenuta da poco capitale. Bambina vivace, Maria compie studi elementari non molto brillanti, anche a causa di problemi di salute, ma verso gli undici anni comincia ad appassionarsi agli studi, ed eccelle in italiano. Quando nel 1884 si apre a Roma una scuola governativa femminile, la "Regia scuola tecnica" (oggi Istituto Tecnico "Leonardo Da Vinci", in via degli Annibaldi), Maria si iscrive e la frequenta con profitto, diplomandosi tra le prime dieci alunne.
E’ con il diploma che cominciano gli screzi con il padre, favorevole alla carriera d'insegnante, mentre la ragazza manifesta interesse per le materie scientifiche, soprattutto per matematica e biologia. Il suo sogno, iscriversi alla facoltà di Medicina, ma le manca la maturità classica.
Aggira l’ostacolo iscrivendosi alla Facoltà di Scienze, e dopo due anni, passa alla Facoltà di Medicina, alla “ Sapienza” di Roma, sostenuta dal ministro Baccelli e da papa Leone XIII. Quest’ultimo aveva  dichiarato: Tra tutte le professioni, quella più adatta per una donna è proprio quella di medico. Maria si dedica con passione e metodo alla ricerca in laboratorio, e, oltre ai corsi di batteriologia e microscopia, segue il corso di ingegneria sperimentale. Studia anche pediatria all'Ospedale dei bambini, le malattie delle donne nei reparti del San Giovanni e quelle degli uomini al Santo Spirito, ospedali  romani tuttora attivi.

Maria, studentessa brillante e capace, vince un premio di mille lire dalla Fondazione Rolli per un lavoro in patologia generale, e nel 1895  guadagna un posto di "aggiunto in medicina" degli ospedali con il diritto di entrare nella Società Lancisiana, riservata ai dottori e professori degli ospedali di Roma. Negli anni universitari, si indirizza decisamente verso ricerche di tipo sperimentale sia in laboratorio che dal vivo, osservando gli ospiti del manicomio dell'ospedale di Santa Maria della Pietà di Monte Mario. Frequenta anche le lezioni di Antropologia fisica, e la tesi (1896), è pure essa a carattere sperimentale: si tratta di un manoscritto di quasi cento pagine dal titolo “Contributo clinico allo studio delle allucinazioni a contenuto antagonistico”.

Quell’anno è la terza donna italiana a laurearsi in medicina ̶ specializzazione in psichiatria. Nominata assistente presso la clinica psichiatrica dell'Università di Roma, in collaborazione con Giuseppe Montesano, si dedica al recupero dei bambini con problemi psichici, al tempo definiti anormali. Il lavoro in clinica la porta ad entrare  in contatto con gli ambienti scientifici britannici e francesi, e quindi si avvicina alla letteratura scientifica francese riguardante i casi di fanciulli selvaggi, allevati da animali, e ritrovati in zone isolate nel corso del Settecento.
Tra gli altri, si  interessa agli esperimenti rieducativi tentati da Jean Marc Itard (1765-1835) e dal suo collaboratore Edouard Seguin (1812-1880) sulla possibilità di inserimento nella comunità di quei bambini attraverso un percorso educativo adeguato. Grazie alla partecipazione a numerosi convegni pedagogici in varie città europee, Maria entra in contatto con la scuola di Itard e Seguin e  apprende i loro metodi sperimentali di rieducazione dei minorati mentali.
 Nel 1898 presenta al congresso pedagogico di Torino i risultati delle sue prime ricerche e, dopo breve tempo, diventa direttrice della scuola magistrale ortofrenica di Roma.
L’interesse verso questo aspetto dell'educazione la porta ad ampliare le sue basi culturali laureandosi in filosofia. L'atmosfera culturale di quegli anni di stampo positivista non è estranea ai riconoscimenti e alle borse di studio ottenuti per i successi scientifici conseguiti; viene  chiamata a partecipare a una ricerca sui bambini ritardati con il collega Giuseppe Montesano, a cui si lega sentimentalmente. Dalla relazione con  Montesano nasce Mario, nel 1898, partorito di nascosto per non urtare i sentimenti dei genitori, e affidato a una famiglia in campagna.
Solo dopo la morte della madre  Maria  prenderà  con sé il figlio, ormai quattordicenne, ma la verità sulla sua identità sarà rivelata solo nel suo testamento: per il pubblico, Mario è il “nipote” della pedagogista scienziata.
Nel periodo del suo legame sentimentale con Montesano, Maria matura la sua convinta adesione alle istanze femministe diventando una fervida attivista. Partecipa come rappresentante delle italiane  ai congressi internazionali femminili del 1896 a Berlino e del  1899 a Londra, dove denuncia il superlavoro cui le donne sono esposte; sostiene la parità salariale tra uomini e donne, la necessità di interventi legislativi per tutelare il lavoro di queste e il diritto alla loro istruzione. Nei primi anni del Novecento è tra le protagoniste della battaglia per il diritto al voto e firma un proclama in cui si legge: “Donne sorgete! Il vostro primo dovere in questo momento sociale è di chiedere il voto politico!”
Quando Montesano  sposa un'altra donna, Maria tronca con lui; da allora vestirà solo di nero, in segno di  lutto eterno per quell'amore finito. Un  segnale inequivocabile di una svolta fondamentale nella sua vita.
A una deludente vita privata fa da contraltare una carriera esaltante. Nel 1903 viene nominata Medico Assistente di II Classe nei ruoli del Personale Direttivo della Croce Rossa Italiana con un grado militare assimilabile a quello di Sottotenente, e l’anno successivo, 1904, consegue la libera docenza in antropologia, cosa che le permette di occuparsi dell'organizzazione educativa degli asili infantili. A tal fine, nel 1907, nel popoloso quartiere romano San Lorenzo apre la prima Casa dei Bambini (inaugurata il 6 gennaio in via dei Marsi e tuttora funzionante) in cui applica una nuova concezione di scuola d'infanzia.
Il metodo della pedagogia scientifica, volume scritto e pubblicato a Città di Castello (Perugia) durante il primo corso di specializzazione (1909), viene tradotto in molte lingue e accolto in tutto il mondo con grande entusiasmo.
Il metodo adottato  è quello dell’osservazione documentata dei bambini:
 In un ambiente che viene progressivamente organizzato in relazione ai loro bisogni, essi scelgono liberamente le attività. Dunque il metodo è frutto di un lavoro di osservazione e sperimentazione che la scienziata presenta nel 1909 nel libro Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei Bambini, che è divenuto un classico della pedagogia ed oggi porta il titolo La scoperta del bambino. “Scoperta” perché nelle Case dei Bambini,  in un ambiente accogliente, sereno, familiare, Montessori ‘incontra’ un bambino laborioso, desideroso di conoscere, che ha capacità di concentrazione e attenzione, gioioso, soddisfatto per le attività che svolge, scelte secondo il proprio interesse. Il libro in breve tempo viene tradotto in inglese, francese, spagnolo, giapponese, tedesco, russo, olandese, danese. Montessori inizia a svolgere corsi nazionali e internazionali per la formazione degli insegnanti. Prosegue i suoi studi, dedicandosi anche ai bambini dai 6 agli 11 anni e nel 1916 pubblica il libro L’autoeducazione nelle scuole elementari, in cui presenta il metodo educativo con i bambini più grandi, che per la matematica e la geometria sarà poi approfondito nel 1934 nei testi Psicogeometria e Psicoaritmetica. L’ambiente del bambino non è però solo la scuola, ma anche la famiglia, e la scienziata affronta l’argomento nel libro Il bambino in famiglia, pubblicato nel 1923, in cui afferma che non è necessario che gli adulti appaiano perfetti agli occhi dei bambini, anticipando il titolo di un famoso libro dello psicanalista Bruno Bettelheim. Negli anni Trenta è la volta dell’adolescente per il quale realizza un nuovo programma di formazione, pubblicato nel 1939.  Al suo arrivo negli Stati Uniti, nel 1913, il New York Tribune la presenta come the most interesting woman of Europe (la donna più interessante d'Europa). Da quel momento, il suo metodo riscuoterà un buon interesse nel Nord America, col tempo poi affievolitosi fino al ritorno in auge grazie a Nancy McCormick Rambusch, fondatrice, nel 1960, della Società Montessori Americana.
 Dal successo dell'esperimento romano a San Lorenzo nasce il movimento montessoriano, dal quale nel 1924 avrà origine la "Scuola magistrale Montessori" e l'"Opera Nazionale Montessori", eretta, quest'ultima, in Ente morale  ̶  con sedi a Napoli ed a Roma  ̶  e volta alla diffusione, all'attuazione e alla tutela del suo metodo.

 Maria Montessori ne diviene Presidente onoraria, ma nel 1914 si trasferisce con il figlio in Spagna, ove rimane fin oltre il termine del conflitto mondiale. Rientrata in Italia nel 1924, viene ricevuta da papa Benedetto XV, applaudita e festeggiata da Benito Mussolini che proclama:
«Il telegrafo Marconi ed il metodo Montessori esprimono due forze, due genialità congiunte nel nome augusto della Patria per compiere il disegno che certamente la Provvidenza di Dio ha tracciato».
 Tuttavia le piccole scuole, non direttamente volute da lui, gli danno lustro e fastidio allo stesso tempo, forse perché non esercita sul progetto un controllo totale, dal momento che se ne occupa anche Maria Josè di Savoia, la quale non simpatizzava per il fascismo.
 Intanto sul piano culturale dal positivismo si è passati all'idealismo di Croce e di Gentile.
 I due filosofi, pur diversi sotto alcuni aspetti, sono contrari entrambi ad un’educazione scientifica, e dunque all'impostazione positiva del metodo montessoriano. Come se non bastasse, il direttore generale per il settore educativo,  il pedagogista siciliano Giuseppe Lombardo Radice, che negli anni precedenti si era mostrato a favore del metodo Montessori, accusa Maria di aver rubato idee a Rosa e Carolina Agazzi, sostenendo che solo le due sorelle bresciane avevano elaborato un metodo veramente "italiano". Sulla scia di Lombardo Radice arrivano altre critiche, in cui la Montessori viene definita "abile ammaliatrice", "cammuffatrice", "affarista". Critiche che lascia cadere, come se non la riguardassero, e tuttavia i rapporti con il fascismo cominciano a deteriorarsi.
Comunque, lei organizza nel 1926 il primo corso di formazione nazionale sul suo metodo  per gli insegnanti. Il corso, tenuto a Milano, è seguito da ben 180 maestri provenienti soprattutto dalla Lombardia, dal Veneto e dalle Marche, terra natale della  pedagogista. Corsi internazionali si svolgono a Roma nel 1930 e nel 1931, e le sue conferenze all'estero, soprattutto quella di Ginevra sulla pace, hanno risonanza internazionale.
Pur se le viene rimproverata la formazione scientifico-positivista, l’accento posto sul lavoro individuale del bambino e l’utilizzo di materiali strutturati, Mussolini ben comprende l’importanza del nome Montessori nel mondo e per questo negli anni Venti presta attenzione ed aiuto alla scienziata: il capo del fascismo ricoprì addirittura la carica di presidente onorario del corso e donò dal proprio fondo personale un sussidio di lire 10.000 a favore dell'Opera.
Lei accetta proprio perché desidera che il suo metodo abbia in Italia il riconoscimento che ha all’estero. Lontana da ogni dogmatismo, Maria Montessori è fervente femminista, teosofa pur rimanendo cristiana, ma si contrappone anche pubblicamente ai dogmi della Chiesa cattolica. E degno di nota è il rapporto che la Montessori ebbe con la Massoneria (di cui, peraltro, la Società Teosofica era parte integrante), in particolare quella statunitense, al punto che il suo primo discorso negli Stati Uniti d'America lo tenne presso il Tempio Massonico di Washington nel 1914.
 Il successo internazionale la induce a viaggiare per l’Europa, a recarsi per quattro volte negli Stati Uniti, poi in America Latina, e dal 1939 in India dove, invitata dalla Società teosofica, si tratterrà a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale. Viaggi, dunque, e incontri importanti con uomini e donne di cultura, capi di stato, scienziati. Ottiene la stima di  personaggi come Sigmund e Anna Freud, Marconi, Tagore, Piaget, don Sturzo, Gandhi. Ma il rapporto con il Regime è destinato a fallire: Montessori non è disposta a rinunciare alla sua autonomia di azione e pensiero. Nel 1932 tiene una conferenza dal titolo La pace e l’educazione in cui afferma che l’educazione è lo strumento per formare mentalità di pace. Nel 1933 esce La pace e l'educazione, ma Maria è ormai emarginata dalla cultura fascista, e lo stesso anno lei e il figlio decidono di dimettersi dall'Opera Nazionale, che in pratica verrà definitivamente chiusa dal fascismo nel 1936, insieme alla "Scuola di metodo" che operava a Roma dal 1928.
 D’ora in avanti è sorvegliata dalla polizia. I contrasti con il regime fascista  sono ormai insanabili, e nel 1934 arriva l'ordine di chiusura di tutte le scuole Montessori, sia per adulti che per bambini, fatta eccezione per due o tre classi che vivranno nella semiclandestinità. Nello stesso anno anche Hitler ordina la chiusura delle scuole Montessori in Germania e Austria. Nel 1936 il Regime chiude per ordine del ministro De Vecchi anche la Regia scuola triennale del Metodo Montessori, che a Roma preparava i maestri fin dal 1928.
Lasciata l’Italia nel 1934,  Maria porta nell’Europa, già attraversata da venti di guerra, il suo messaggio di pace con una serie di conferenze raccolte nel 1949 nel libro Educazione e pace.
 In India è sorpresa dallo scoppio della seconda guerra mondiale, e lì viene internata, insieme al figlio, in quanto cittadina di un paese nemico. Negli anni passati  in India,  madre e figlio sono ospiti dei teosofi e del loro Presidente George  S. Arundale e della moglie Rukmini Devi.  Fondamentale il rapporto fra la Montessori e la Società Teosofica, istituzione spirituale fondata in India alla fine dell'800 da Madame Blavatsky e dal Colonnello Henry Olcott. Fondamentale perché  questo rapporto sembra aver fortemente condizionato il suo metodo educativo, fondato sull'osservazione dei bambini e sullo sviluppo massimo della loro personalità, lontano da ogni tipo di autoritarismo o costrizione: una filosofia di vita, per l’appunto. Il periodo indiano, se pur caratterizzato da un forzato isolamento, costituisce per Maria e per il figlio un intenso periodo di ricerca. In particolare approfondisce lo studio del bambino piccolo e del corrispondente approccio educativo, di cui tratta nel libro La mente del bambino, e il tema dell’“educazione cosmica”.

Per la scienziata, infatti,  ogni essere vivente è chiamato consciamente o inconsciamente a partecipare all’armonia universale, alla conservazione della vita, in un rapporto di interdipendenza con gli altri esseri viventi. L’ambiente allora, non è più solo la scuola, la famiglia, la società, è il cosmo, e il bambino indaga la rete di relazioni, interdipendenze, attraverso la quale ha la possibilità di comprendere che la vita si mantiene con il contributo di ogni essere vivente. Egli ha la possibilità di entrare nel grande spettacolo dell’evoluzione naturale ed umana di cui è parte. Allora tutte le discipline si integrano l’un l’altra,  e la conoscenza nasce dalla capacità di cogliere nessi e relazioni. Una sua massima dice:
«Il bambino è il padre dell’uomo, perché ognuno di essi è in realtà il padre dell’adulto che sarà; il futuro ed il progresso dell’umanità non dipendono più dalla trasmissione del sapere e dei modelli comportamentali dall’adulto ai bambini, diventano i bambini i veri protagonisti dell’evoluzione del progresso civile, i soggetti che a pieno titolo sono portatori del loro progetto di auto-educazione e rinnovamento sociale. Questa capacità creativa è comune a tutti i figli dell’uomo, in qualsiasi parte della terra, in qualunque condizione sociale o culturale si trovino».
In India il primo insegnante del "Metodo" Montessori è Mario, che viene nominato anche Presidente dell'Associazione Montessori Internazionale e lo rimarrà fino alla sua morte, nel1982.
 Rilasciata nel 1944, Maria torna  in Europa nel 1946, accolta ovunque con onori. In Italia il 3 maggio del 1947 è ricevuta dall’Assemblea Costituente, che le rende omaggio; a tenere il discorso è l’onorevole Maria de Unterrichter Jervolino, presidente della ricostruita Opera Nazionale Montessori. Partecipa alla sua riorganizzazione e nel 1949 è a Sanremo, dove presiede i lavori dell’ VIII Congresso Internazionale Montessori sul tema La formazione dell’uomo nella ricostruzione mondiale. Nello stesso anno è candidata al premio Nobel per la pace; così sarà anche per i due anni successivi, ma non le verrà attribuito.
Trasferitasi temporaneamente presso amici nella città di Noordwijk (Paesi Bassi), nel 1951 è chiamata per organizzarne l'ordinamento scolastico nella costituenda nazione del Ghana. Incerta se accettare, per problemi di salute e per la lunghezza del viaggio, Maria Montessori non fa comunque in tempo a partire, e muore il 6 maggio 1952 a Noordwijk.
 Sulla sua tomba si legge, in italiano: «Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo».
Rita Frattolillo©2017 tutti i diritti riservati.
Bibliografia e fonti:
De Giorgi Fulvio, voce “Montessori Maria”, in DBI, vol. 76, Roma, Istituto Enciclop. Italiana 2012; 
Giovetti Paola, Maria Montessori-una biografia, Ed. Mediterranee;
Honegger Fresco Grazia, Maria Montessori una storia attuale, Napoli-Roma, L’ancora del Mediterraneo, collezione Le gomene 2007, pp. 19-25, 33-37,121-122, 124-126;

Scaraffia Lucetta, Emancipazione e rigenerazione spirituale: per una nuova lettura del femminismo, in: Lucetta Scaraffia e Anna Maria Isastia, Donne ottimiste. Femminismo e associazioni borghesi nell’Otto e Novecento, Il Mulino, Bologna, 2002.

Nessun commento:

Posta un commento