(Chiaravalle,
Ancona, 31.08.1870- Noordwijk, Paesi Bassi, 06.05.1952 ), pedagogista e
scienziata
di Rita Frattolillo
Maria Montessori, fondatrice delle "Case dei
Bambini" nel 1907, ci ha lasciato un'eredità importante che, purtroppo, è
riconosciuta più all'estero che nella nostra Italia. I suoi libri
sono stati tradotti in 56 paesi ed in 35 lingue. Le istituzioni
educative che applicano il suo metodo sono 22.000, tra nidi, Case dei Bambini,
scuole primarie e secondarie, diffuse in 110 paesi, e in tutti i continenti.
Oggi il principino britannico George, figlio di William e Kate, frequenta il giardino d’infanzia che segue il metodo
montessoriano.
Personalità
quali il Mahatma Gandhi ed il poeta Rabrindanath Tagore sono stati fra i primi
a sostenere ̶ a livello internazionale ̶ il
"Metodo" educativo Montessori ed a ritenerlo il principale passo per
un'educazione fondata sulla pace e la fratellanza universale.
Montessori è stata la prima ed unica donna italiana a
cui è stata dedicata una banconota, quella da mille lire (che ha avuto corso
fino all'adozione dell'euro), e la cui immagine appare sui francobolli delle
poste italiane, britanniche e srilankesi.
Sul pianeta Venere un cratere di 42 km di diametro
porta il suo nome, ma nessuno in Italia ha reclamato le sue spoglie, che
riposano tuttora in Olanda, dove è morta, e alcune delle sue opere risultano
non ancora tradotte in Italia.
Maria Tecla Artemisia Montessori, figlia di
Alessandro, emiliano di Ferrara, e di Renilde Stoppani, marchigiana, nasce a
Chiaravalle, un paese a pochi chilometri da Ancona. Sono entrambi persone
istruite e sensibili alle nuove idee politiche, e simpatizzano per gli ideali
risorgimentali; il padre, impiegato, nei suoi scritti ci dà preziose
informazioni sulla crescita e sullo sviluppo di Maria.
Renilde, nata in una famiglia di piccoli proprietari
terrieri, ama molto la lettura e in famiglia ha l’esempio dell’abate e
naturalista Antonio Stoppani. Autore del fortunato volume Il Bel Paese, l’abate è un convinto seguace del cattolicesimo
rosminiano, e pratica su se stesso la possibilità della coesistenza armonica
tra fede e ragione. La giovane Maria ha nell'abate un punto di riferimento e nella madre un
costante sostegno alle sue idee innovative e alle sue scelte di vita, non
sempre in linea con un certo conservatorismo del padre.
Al
trasferimento della famiglia a Firenze (1873) succede quello a Roma, divenuta
da poco capitale. Bambina vivace, Maria compie studi elementari non molto
brillanti, anche a causa di problemi di salute, ma verso gli undici anni
comincia ad appassionarsi agli studi, ed eccelle in italiano. Quando nel 1884
si apre a Roma una scuola governativa femminile, la "Regia scuola
tecnica" (oggi Istituto Tecnico "Leonardo Da Vinci", in via
degli Annibaldi), Maria si iscrive e la frequenta con profitto, diplomandosi
tra le prime dieci alunne.
E’ con il diploma che cominciano gli screzi con il
padre, favorevole alla carriera d'insegnante, mentre la ragazza manifesta
interesse per le materie scientifiche, soprattutto per matematica e biologia.
Il suo sogno, iscriversi alla facoltà di Medicina, ma le manca la maturità
classica.
Aggira l’ostacolo iscrivendosi alla Facoltà di
Scienze, e dopo due anni, passa alla Facoltà di Medicina, alla “ Sapienza” di
Roma, sostenuta dal ministro Baccelli e da papa Leone XIII. Quest’ultimo
aveva dichiarato: Tra tutte le professioni,
quella più adatta per una donna è proprio quella di medico. Maria si dedica con
passione e metodo alla ricerca in laboratorio, e, oltre ai corsi di
batteriologia e microscopia, segue il corso di ingegneria sperimentale. Studia
anche pediatria all'Ospedale dei bambini, le malattie delle donne nei reparti
del San Giovanni e quelle degli uomini al Santo Spirito, ospedali romani tuttora attivi.
Maria, studentessa brillante e capace, vince un premio
di mille lire dalla Fondazione Rolli per un lavoro in patologia generale, e nel
1895 guadagna un posto di "aggiunto
in medicina" degli ospedali con il diritto di entrare nella Società Lancisiana,
riservata ai dottori e professori degli ospedali di Roma. Negli anni
universitari, si indirizza decisamente verso ricerche di tipo sperimentale sia
in laboratorio che dal vivo, osservando gli ospiti del manicomio dell'ospedale
di Santa Maria della Pietà di Monte Mario. Frequenta anche le lezioni di Antropologia
fisica, e la tesi (1896), è pure essa a carattere sperimentale: si tratta di un
manoscritto di quasi cento pagine dal titolo “Contributo clinico allo studio delle allucinazioni a contenuto
antagonistico”.
Quell’anno è la terza donna italiana a laurearsi in
medicina ̶
specializzazione in psichiatria. Nominata assistente presso la clinica
psichiatrica dell'Università di Roma, in collaborazione con Giuseppe Montesano,
si dedica al recupero dei bambini con problemi psichici, al tempo definiti
anormali. Il lavoro in clinica la porta ad entrare in contatto con gli ambienti scientifici
britannici e francesi, e quindi si avvicina alla letteratura scientifica
francese riguardante i casi di fanciulli selvaggi, allevati da animali, e
ritrovati in zone isolate nel corso del Settecento.
Tra gli altri, si
interessa agli esperimenti rieducativi tentati da Jean Marc Itard (1765-1835)
e dal suo collaboratore Edouard Seguin (1812-1880) sulla possibilità di
inserimento nella comunità di quei bambini attraverso un percorso educativo
adeguato. Grazie alla partecipazione a numerosi convegni pedagogici in varie
città europee, Maria entra in contatto con la scuola di Itard e Seguin e apprende i loro metodi sperimentali di
rieducazione dei minorati mentali.
Nel 1898
presenta al congresso pedagogico di Torino i risultati delle sue prime ricerche
e, dopo breve tempo, diventa direttrice della scuola magistrale ortofrenica di
Roma.
L’interesse verso questo aspetto dell'educazione la
porta ad ampliare le sue basi culturali laureandosi in filosofia. L'atmosfera
culturale di quegli anni di stampo positivista non è estranea ai riconoscimenti
e alle borse di studio ottenuti per i successi scientifici conseguiti;
viene chiamata a partecipare a una
ricerca sui bambini ritardati con il collega Giuseppe Montesano, a cui si lega
sentimentalmente. Dalla relazione con
Montesano nasce Mario, nel 1898, partorito di nascosto per non urtare i
sentimenti dei genitori, e affidato a una famiglia in campagna.
Solo dopo la morte della madre Maria
prenderà con sé il figlio, ormai
quattordicenne, ma la verità sulla sua identità sarà rivelata solo nel suo
testamento: per il pubblico, Mario è il “nipote” della pedagogista scienziata.
Nel periodo del suo legame sentimentale con Montesano,
Maria matura la sua convinta adesione alle istanze femministe diventando una
fervida attivista. Partecipa come rappresentante delle italiane ai congressi internazionali femminili del
1896 a Berlino e del 1899 a Londra, dove
denuncia il superlavoro cui le donne sono esposte; sostiene la parità salariale
tra uomini e donne, la necessità di interventi legislativi per tutelare il
lavoro di queste e il diritto alla loro istruzione. Nei primi anni del
Novecento è tra le protagoniste della battaglia per il diritto al voto e firma
un proclama in cui si legge: “Donne sorgete! Il vostro primo dovere in questo
momento sociale è di chiedere il voto politico!”
Quando Montesano
sposa un'altra donna, Maria tronca con lui; da allora vestirà solo di
nero, in segno di lutto eterno per
quell'amore finito. Un segnale
inequivocabile di una svolta fondamentale nella sua vita.
A una deludente vita privata fa da contraltare una
carriera esaltante. Nel 1903 viene nominata Medico Assistente di II Classe nei
ruoli del Personale Direttivo della Croce Rossa Italiana con un grado militare
assimilabile a quello di Sottotenente, e l’anno successivo, 1904, consegue la
libera docenza in antropologia, cosa che le permette di occuparsi
dell'organizzazione educativa degli asili infantili. A tal fine, nel 1907, nel
popoloso quartiere romano San Lorenzo apre la prima Casa dei Bambini
(inaugurata il 6 gennaio in via dei Marsi e tuttora funzionante) in cui applica
una nuova concezione di scuola d'infanzia.
Il metodo della pedagogia scientifica, volume scritto
e pubblicato a Città di Castello (Perugia) durante il primo corso di
specializzazione (1909), viene tradotto in molte lingue e accolto in tutto il
mondo con grande entusiasmo.
Il metodo adottato
è quello dell’osservazione documentata dei bambini:
In un ambiente
che viene progressivamente organizzato in relazione ai loro bisogni, essi
scelgono liberamente le attività. Dunque il metodo è frutto di un lavoro di
osservazione e sperimentazione che la scienziata presenta nel 1909 nel libro Il Metodo della Pedagogia Scientifica
applicato all’educazione infantile nelle Case dei Bambini, che è divenuto
un classico della pedagogia ed oggi porta il titolo La scoperta del bambino. “Scoperta” perché nelle Case dei
Bambini, in un ambiente accogliente,
sereno, familiare, Montessori ‘incontra’ un bambino laborioso, desideroso di
conoscere, che ha capacità di concentrazione e attenzione, gioioso, soddisfatto
per le attività che svolge, scelte secondo il proprio interesse. Il libro in
breve tempo viene tradotto in inglese, francese, spagnolo, giapponese, tedesco,
russo, olandese, danese. Montessori inizia a svolgere corsi nazionali e
internazionali per la formazione degli insegnanti. Prosegue i suoi studi,
dedicandosi anche ai bambini dai 6 agli 11 anni e nel 1916 pubblica il libro L’autoeducazione nelle scuole elementari,
in cui presenta il metodo educativo con i bambini più grandi, che per la
matematica e la geometria sarà poi approfondito nel 1934 nei testi Psicogeometria e Psicoaritmetica. L’ambiente del bambino non è però solo la scuola,
ma anche la famiglia, e la scienziata affronta l’argomento nel libro Il bambino in famiglia, pubblicato nel
1923, in cui afferma che non è necessario che gli adulti appaiano perfetti agli
occhi dei bambini, anticipando il titolo di un famoso libro dello psicanalista Bruno
Bettelheim. Negli anni Trenta è la volta dell’adolescente per il quale realizza
un nuovo programma di formazione, pubblicato nel 1939. Al suo arrivo negli Stati Uniti, nel 1913, il
New York Tribune la presenta come the
most interesting woman of Europe (la donna più interessante d'Europa). Da
quel momento, il suo metodo riscuoterà un buon interesse nel Nord America, col
tempo poi affievolitosi fino al ritorno in auge grazie a Nancy McCormick
Rambusch, fondatrice, nel 1960, della Società Montessori Americana.
Dal successo
dell'esperimento romano a San Lorenzo nasce il movimento montessoriano, dal
quale nel 1924 avrà origine la "Scuola magistrale Montessori" e
l'"Opera Nazionale Montessori", eretta, quest'ultima, in Ente morale ̶ con sedi a Napoli ed a Roma ̶ e volta alla diffusione, all'attuazione e alla
tutela del suo metodo.
Maria
Montessori ne diviene Presidente onoraria, ma nel 1914 si trasferisce con il
figlio in Spagna, ove rimane fin oltre il termine del conflitto mondiale.
Rientrata in Italia nel 1924, viene ricevuta da papa Benedetto XV, applaudita e
festeggiata da Benito Mussolini che proclama:
«Il
telegrafo Marconi ed il metodo Montessori esprimono due forze, due genialità
congiunte nel nome augusto della Patria per compiere il disegno che certamente
la Provvidenza di Dio ha tracciato».
Tuttavia le
piccole scuole, non direttamente volute da lui, gli danno lustro e fastidio
allo stesso tempo, forse perché non esercita sul progetto un controllo totale,
dal momento che se ne occupa anche Maria Josè di Savoia, la quale non simpatizzava
per il fascismo.
Intanto sul
piano culturale dal positivismo si è passati all'idealismo di Croce e di
Gentile.
I due filosofi,
pur diversi sotto alcuni aspetti, sono contrari entrambi ad un’educazione
scientifica, e dunque all'impostazione positiva del metodo montessoriano. Come
se non bastasse, il direttore generale per il settore educativo, il pedagogista siciliano Giuseppe Lombardo
Radice, che negli anni precedenti si era mostrato a favore del metodo
Montessori, accusa Maria di aver rubato idee a Rosa e Carolina Agazzi, sostenendo
che solo le due sorelle bresciane avevano elaborato un metodo veramente
"italiano". Sulla scia di Lombardo Radice arrivano altre critiche, in
cui la Montessori viene definita "abile ammaliatrice",
"cammuffatrice", "affarista". Critiche che lascia cadere,
come se non la riguardassero, e tuttavia i rapporti con il fascismo cominciano
a deteriorarsi.
Comunque, lei organizza nel 1926 il primo corso di
formazione nazionale sul suo metodo per
gli insegnanti. Il corso, tenuto a Milano, è seguito da ben 180 maestri
provenienti soprattutto dalla Lombardia, dal Veneto e dalle Marche, terra
natale della pedagogista. Corsi
internazionali si svolgono a Roma nel 1930 e nel 1931, e le sue conferenze
all'estero, soprattutto quella di Ginevra sulla pace, hanno risonanza
internazionale.
Pur se le viene rimproverata la formazione
scientifico-positivista, l’accento posto sul lavoro individuale del bambino e
l’utilizzo di materiali strutturati, Mussolini ben comprende l’importanza del
nome Montessori nel mondo e per questo negli anni Venti presta attenzione ed aiuto
alla scienziata: il capo del fascismo ricoprì addirittura la carica di
presidente onorario del corso e donò dal proprio fondo personale un sussidio di
lire 10.000 a favore dell'Opera.
Lei accetta proprio perché desidera che il suo metodo
abbia in Italia il riconoscimento che ha all’estero. Lontana da ogni
dogmatismo, Maria Montessori è fervente femminista, teosofa pur rimanendo
cristiana, ma si contrappone anche pubblicamente ai dogmi della Chiesa
cattolica. E degno di nota è il rapporto che la Montessori ebbe con la
Massoneria (di cui, peraltro, la Società Teosofica era parte integrante), in
particolare quella statunitense, al punto che il suo primo discorso negli Stati
Uniti d'America lo tenne presso il Tempio Massonico di Washington nel 1914.
Il successo
internazionale la induce a viaggiare per l’Europa, a recarsi per quattro volte
negli Stati Uniti, poi in America Latina, e dal 1939 in India dove, invitata
dalla Società teosofica, si tratterrà a causa dello scoppio della seconda
guerra mondiale. Viaggi, dunque, e incontri importanti con uomini e donne di
cultura, capi di stato, scienziati. Ottiene la stima di personaggi come Sigmund e Anna Freud,
Marconi, Tagore, Piaget, don Sturzo, Gandhi. Ma il rapporto con il Regime è
destinato a fallire: Montessori non è disposta a rinunciare alla sua autonomia
di azione e pensiero. Nel 1932 tiene una conferenza dal titolo La pace e l’educazione in cui afferma
che l’educazione è lo strumento per formare mentalità di pace. Nel 1933 esce La pace e l'educazione, ma Maria è ormai
emarginata dalla cultura fascista, e lo stesso anno lei e il figlio decidono di
dimettersi dall'Opera Nazionale, che in pratica verrà definitivamente chiusa
dal fascismo nel 1936, insieme alla "Scuola di metodo" che operava a
Roma dal 1928.
D’ora in avanti
è sorvegliata dalla polizia. I contrasti con il regime fascista sono ormai insanabili, e nel 1934 arriva
l'ordine di chiusura di tutte le scuole Montessori, sia per adulti che per
bambini, fatta eccezione per due o tre classi che vivranno nella
semiclandestinità. Nello stesso anno anche Hitler ordina la chiusura delle
scuole Montessori in Germania e Austria. Nel 1936 il Regime chiude per ordine
del ministro De Vecchi anche la Regia scuola triennale del Metodo Montessori,
che a Roma preparava i maestri fin dal 1928.
Lasciata l’Italia nel 1934, Maria porta nell’Europa, già attraversata da
venti di guerra, il suo messaggio di pace con una serie di conferenze raccolte
nel 1949 nel libro Educazione e pace.
In India è
sorpresa dallo scoppio della seconda guerra mondiale, e lì viene internata,
insieme al figlio, in quanto cittadina di un paese nemico. Negli anni
passati in India, madre e figlio sono ospiti dei teosofi e del
loro Presidente George S. Arundale e
della moglie Rukmini Devi. Fondamentale
il rapporto fra la Montessori e la Società Teosofica, istituzione spirituale
fondata in India alla fine dell'800 da Madame Blavatsky e dal Colonnello Henry
Olcott. Fondamentale perché questo
rapporto sembra aver fortemente condizionato il suo metodo educativo, fondato
sull'osservazione dei bambini e sullo sviluppo massimo della loro personalità,
lontano da ogni tipo di autoritarismo o costrizione: una filosofia di vita, per
l’appunto. Il periodo indiano, se pur caratterizzato da un forzato isolamento,
costituisce per Maria e per il figlio un intenso periodo di ricerca. In
particolare approfondisce lo studio del bambino piccolo e del corrispondente
approccio educativo, di cui tratta nel libro La mente del bambino, e il tema
dell’“educazione cosmica”.
Per la scienziata, infatti, ogni essere vivente è chiamato consciamente o
inconsciamente a partecipare all’armonia universale, alla conservazione della
vita, in un rapporto di interdipendenza con gli altri esseri viventi.
L’ambiente allora, non è più solo la scuola, la famiglia, la società, è il
cosmo, e il bambino indaga la rete di relazioni, interdipendenze, attraverso la
quale ha la possibilità di comprendere che la vita si mantiene con il
contributo di ogni essere vivente. Egli ha la possibilità di entrare nel grande
spettacolo dell’evoluzione naturale ed umana di cui è parte. Allora tutte le
discipline si integrano l’un l’altra, e
la conoscenza nasce dalla capacità di cogliere nessi e relazioni. Una sua
massima dice:
«Il
bambino è il padre dell’uomo, perché ognuno di essi è in realtà il padre
dell’adulto che sarà; il futuro ed il progresso dell’umanità non dipendono più
dalla trasmissione del sapere e dei modelli comportamentali dall’adulto ai
bambini, diventano i bambini i veri protagonisti dell’evoluzione del progresso
civile, i soggetti che a pieno titolo sono portatori del loro progetto di
auto-educazione e rinnovamento sociale. Questa capacità creativa è comune a
tutti i figli dell’uomo, in qualsiasi parte della terra, in qualunque condizione
sociale o culturale si trovino».
In India il primo insegnante del "Metodo"
Montessori è Mario, che viene nominato anche Presidente dell'Associazione
Montessori Internazionale e lo rimarrà fino alla sua morte, nel1982.
Rilasciata nel
1944, Maria torna in Europa nel 1946,
accolta ovunque con onori. In Italia il 3 maggio del 1947 è ricevuta
dall’Assemblea Costituente, che le rende omaggio; a tenere il discorso è
l’onorevole Maria de Unterrichter Jervolino, presidente della ricostruita Opera
Nazionale Montessori. Partecipa alla sua riorganizzazione e nel 1949 è a
Sanremo, dove presiede i lavori dell’ VIII Congresso Internazionale Montessori
sul tema La formazione dell’uomo nella
ricostruzione mondiale. Nello stesso anno è candidata al premio Nobel per
la pace; così sarà anche per i due anni successivi, ma non le verrà attribuito.
Trasferitasi temporaneamente presso amici nella città
di Noordwijk (Paesi Bassi), nel 1951 è chiamata per organizzarne l'ordinamento
scolastico nella costituenda nazione del Ghana. Incerta se accettare, per
problemi di salute e per la lunghezza del viaggio, Maria Montessori non fa
comunque in tempo a partire, e muore il 6 maggio 1952 a Noordwijk.
Sulla sua tomba
si legge, in italiano: «Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a
me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo».
Rita Frattolillo©2017 tutti i diritti riservati.
Bibliografia e fonti:
De Giorgi Fulvio, voce “Montessori Maria”, in DBI, vol. 76,
Roma, Istituto Enciclop. Italiana 2012;
Giovetti Paola, Maria Montessori-una biografia, Ed. Mediterranee;
Giovetti Paola, Maria Montessori-una biografia, Ed. Mediterranee;
Honegger Fresco Grazia, Maria Montessori una storia attuale,
Napoli-Roma, L’ancora del Mediterraneo, collezione Le gomene 2007, pp. 19-25,
33-37,121-122, 124-126;
Scaraffia Lucetta, Emancipazione e rigenerazione spirituale: per una nuova lettura del
femminismo, in: Lucetta Scaraffia e
Anna Maria Isastia, Donne ottimiste. Femminismo e associazioni borghesi
nell’Otto e Novecento, Il Mulino, Bologna, 2002.
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