Due giornaliste, con alle spalle 20 anni di ricerche biografiche, hanno deciso di concentrarsi sul variegato mondo femminile, così poco studiato fino a non molto tempo fa e che la storia ha spesso relegato nel dimenticatoio...

sabato 22 novembre 2014

Evelyn Mary JAMISON


di Barbara Bertolini

Studentesse a Oxford
(St Helens, Lancashire, Inghilterra 1877 – Londra 1972 ), storica dell’arte e medievalista specializzata nella storia dei Normanni in Sicilia


Ben poche persone hanno sentito parlare, nel bel Paese, dell’inglese Evelyn Jamison. In primo luogo, perché in vita è sempre stata una donna modesta e riservata e, poi, perché il campo in cui si è distinta è noto a pochi studiosi. Senza dubbio, però, la medievalista  straniera ha dato un contributo fondamentale alla ricerca storica dell’Italia del Sud. La presente biografia vuole contribuire a farla conoscere.
Evelyn nasce in una famiglia della buona borghesia. La madre, Isabella Green,  è un’artista dotata di forte spirito avventuroso. Ecco perché nel 1868 la troviamo sulle coste soleggiate del Mediterraneo, poi in Egitto e, qualche anno dopo, a Cuba e nelle Americhe.  Di questi viaggi esotici e pieni di fascino tiene un diario che farà nascere nella figlia l’amore per le terre straniere in un periodo in cui non era facile, per qualsiasi donna, spostarsi. Ci sono altri personaggi importanti nella famiglia Green, come il nonno, Henry, che diventerà un personaggio politico  e uno storico sostenitore dell’”Unitarism” o lo zio Philip che va come giudice in India e poi, successivamente, in Italia, dove sposa in seconde nozze Cecilia Pecca che proveniva da un’antica famiglia beneventana. Philip morirà ucciso dal terremoto del 1883 sull’isola d’Ischia. A Knutsford, dove Isabella risiede, le famiglie Gaskell e Green si legano di grande amicizia, ecco perché la donna frequenterà con assiduità la casa della famosa scrittrice Elisabeth Gaskell.
La scrittrice inglese amica della famiglia Green
Isabella sposerà nel 1875 il medico Arthur Andrew Jamison che si era laureato a Glasgow in Scozia. Arthur e la moglie si stabiliranno a St. Helens dove nasceranno i loro tre figli, Evelyn, Reginald e Catherine. Dopo qualche anno, tutta la famiglia si trasferirà in Lownedes Street, Knightsbridge,  a Londra.  Dei tre pargoli, solo Reginal si sposerà e saranno i figli dei suoi figli ad ereditare le carte della “dear auntie Evelyn”.

Isabella Green Jamison
In casa Jamison si respira un’aria di grande apertura verso il mondo e la piccola Evelyn è avvicinata all’arte dalla mamma che espone i suoi quadri presso la Royal Academy of Arts di Londra.  Quando si tratta di scegliere il corso di studi superiori, Evelyn si trasferisce a Parigi dove frequenta la scuola d’arte. Di ritorno dalla Francia si iscrive poi alla Lady Margaret Hall dell’Università di Oxford nel 1901: sarà l’unica donna ammessa quell’anno. Al “Sommer College” della stessa Università, vincerà una borsa di ricerca che le permetterà di viaggiare per tutta l’Italia, dove risiederà qualche anno per studiarne la storia dell’arte. Alla fine del percorso universitario, conseguirà una laurea in Storia Moderna.
Quadro di Isabella Green, archivio Sarah Tanner


La biblioteca della Lady Margaret Hall University

Una sala di corso della Lady Margaret Hall



Lady Margaret Hall, Statue of Lady M. Beaufort, in memory of Evelyn Jamison

Tornata in patria nel 1907, diverrà prima bibliotecaria ed economa della “Lady Margaret Hall”, poi tutor e, quindi, nel 1921, vice-direttore della struttura. Dal 1928 al 1935 sarà anche professore universitario di storia, sempre nella Lady Margaret Hall. Si ritirerà dalla vita attiva a 60 anni, ma continuerà le sue ricerche sui Normanni fino agli ultimi giorni di vita.

Sappiamo dalle sue carte che è venuta in Italia giovane per studiare Storia dell’Arte, imparandone la lingua. Ma quello che l’ha spinta a tuffarsi nello studio sistematico della storia Medievale nell’Italia del Sud è probabilmente la lettura della più antica relazione di un viaggio intrapreso dall’arcivescovo di Canterbury che percorre la via Francigena nel 990. Questa via, detta anche Romea, e che parte proprio da Londra, era percorsa da tutti i pellegrini del Nord Europa che si recavano in pellegrinaggio a Roma o che andavano ad imbarcarsi a Bari per raggiungere la Terra Santa. Sulle tracce dei santuari dedicati a San Michele Arcangelo, anche i normanni la solcarono e arrivarono verso l’anno Mille a Monte Sant’Angelo, nel Gargano. Questi guerrieri, in un primo tempo, grazie alla loro forza e al loro coraggio,  si offrirono di proteggere i numerosi pellegrini che si recavano a quel santuario, ma poi, fattisi intraprendenti, finirono per conquistare con le armi, il Sud e la Sicilia.
Guerrieri Normanni
E’ probabilmente proprio questa storia, che per molti versi rimaneva ancora oscura,  ad aver ammaliato la nostra ricercatrice inglese.  
Ed è così che la troviamo nei primi anni del Novecento al Sud dell’Italia a studiare tutti gli archivi delle chiese delle cittadine e dei paesi che hanno avuto a che fare con l’amministrazione normanna in un periodo in cui spostarsi era  difficoltoso dal momento che molte strade dei paesini attraversati erano ancora mulattiere. Ma Evelyn, che conosce bene latino e greco,  è una donna tenace, pratica, temeraria  e, man mano che scopre nuovi indizi, si sposta di paese in paese e spulcia le carte degli archivi di Stato (quando esistono), di quelli dei comuni, delle biblioteche e, soprattutto, delle chiese,  alla ricerca di documenti originali poiché non si accontenta di studiare i testi dei suoi predecessori – la fotocopiatrice ancora non è stata inventata! I suoi interlocutori preferiti saranno i parroci che hanno accesso a tutto gli archivi ecclesiastici. Mesi di ricerche che le permetteranno di raccogliere informazioni preziose e di scoprire anche le sviste dei suoi predecessori, studi che verranno poi rigorosamente pubblicati e che permetteranno di portare una luce nuova sugli avvenimenti del periodo Medievale.  Nei suoi continui spostamenti non mancherà di prendere nota dei monumenti singolari che incontrerà poiché la ricercatrice è una fine conoscitrice dell’arte medievale italiana. E’ così che, quando capita a Matrice, in provincia di Campobasso, rimarrà talmente colpita dalla semplice bellezza della chiesa badiale di Santa Maria della Strada da abbandonare momentaneamente le sue ricerche sui normanni per approfondire quelle sulla chiesa.  Di ritorno a Londra, pubblicherà, in merito, il volume Notes on S. Maria della Strada at Matrice its history and sculpture dove, dalla ricca bibliografia, si evince il lavoro puntiglioso di indagine svolto.
Convegno tenuto a L'Aquila nel 1931 in cui ha partecipato la Jamison
La storia a cavallo delle regioni Abruzzo, Molise e Puglia nei primi secoli dell’anno Mille, il periodo che sta indagando, sarà anche l’argomento di alcune sue pubblicazioni come:
The administration of the country of Molise in the twelfth and thirteenth centuries in The English Historical Review XLIV, 1929 e XLV, 1930.  E, soprattutto, I conti di Molise e di Marsia nei secoli XII e XIII, in Convegno Storico Abruzzese Molisano 25-29 marzo 1931, Casalbordino 1933.


A proposito di quest’ultimo volume, è proprio grazie alla ricerca della Jamison che sono riuscita a venire a capo della biografia dell’imprevedibile feudataria Giuditta di Molise  ̶  che è inserita tra le biografie di questo blog  ̶  e che, da tutti i testi consultati, veniva menzionata solo con gli aggettivi “vigorosa e guerriera”.  
Ritornando alla studiosa inglese, come detto prima, saranno soprattutto la pubblicazione delle sue ricerche sui normanni a catapultarla tra i maggiori esperti del settore. Infatti, lo storico Enrico Mazzarese Fardella, che si chiede cosa devono a Evelyn Jamison gli studi sui normanni nell’Italia meridionale e in Sicilia, risponde: «Tutto».

Tutto perché, secondo lui, la Jamison,  grazie alla sua eccezionale capacità di lettura delle scritture antiche,  ha potuto consultare direttamente i documenti originali. Se si pensa che la Sicilia, in quel periodo era trilingue, si capisce la difficoltà dei ricercatori ad avvicinarsi a quei testi. Inoltre l’inglese è stata rigorosa nell’interpretazione dei documenti e nella loro utilizzazione ma anche nella capacità di scrittura e, quindi, di armonizzazione di queste fonti. Soprattutto, ha capito, fin da subito, che bisognava penetrare l’enigma fondamentale dell’ordinamento centrale normanno. Dunque ha avuto, rispetto a tutti gli studiosi del suo periodo e a quelli che l’hanno preceduta, una visione d’insieme più ampia.  E, fatto non secondario, è la passione che la storica inglese mette nelle sue ricerche a renderle ancora più preziose poiché dalla lettura dei suoi scritti traspare il grande amore che la Jamison nutre per i “suoi normanni”.
Le opere che pubblica già dal 1913 sono:
The norman administration of Apulia and Capua more especially under Roger II, and William I. in Papers of the School at Roma VI, 1913;
La carriera del Logotheta Riccardo di Taranto e l’ufficio del Logotheta sacri palatii nel Regno Normanno di Sicilia e d’Italia meridionale in Atti del II Convegno Storico Pugliese e del Convegno Int. di Studi Salentini 25-31 ottobre 1952 (Bari s.d.);
Admiral Eugenius of Sicily His life and work, Londra 1957;
Judex Tarentinus in Procedings of the British Academy, vol LIII, 1967;
e l’opera Catalogus Baronum, pubblicata postuma dall’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Roma 1972
E’ da notare la critica della studiosa francese Marie-Thérèse d’Alverny su Admiral  Eugenius che  precisa: «Il libro della Jamison consacrato ad Eugenio di Sicilia è la somma di tutta una vita di storia e, questo, bisogna segnalarlo poiché la modestia dell’Autrice non le ha permesso di dare riferimenti biografici sui suoi studi di storia della Sicilia, mentre è solo la sua lunga familiarità con i documenti di qualsiasi genere riguardante la Trinacria che le ha reso possibile la resurrezione di tutta una società». E, secondo Mazzarese Fardella, è proprio in questo libro che la Jamison mostra tutta la sua capacità di scrittura. Infatti, scorrendone le pagine, il lettore «ritrova il fraseggiare puntuale ed inimitabile dell’Autrice che lo trascina in una realtà ricostruita con ampiezza di particolari attraverso una realizzazione rigorosa che, senza nulla concedere alla fantasia, ha tuttavia il sapore di un’opera inventiva».
Ma il coronamento di tutti i suoi anni di ricerca sul periodo normanno sarà l’opera pubblicata postuma, Catalogus Baronum. Scrive lo storico Raffaello Morghen che negli anni fra il 1952 e il 1960 corsero tra Evelyn Jamison e l’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo le prime trattative per la sua pubblicazione, una delle fonti di maggior rilievo per la conoscenza della storia del Regno di Sicilia tra il 1150 e il 1168. La Jamison accettò, a condizione che l’opera venisse pubblicata in inglese nell’introduzione e nelle note critiche. La Presidenza dell’Istituto dovette accogliere questa condizione per due ragioni, la prima era che la studiosa godeva ormai del riconoscimento generale di una competenza senza pari nel campo degli studi sui Normanni in Italia e il suo “Catalogus Baronum” era fonte troppo importante per gli studi del Mezzogiorno italiano, ma anche perché l’unico manoscritto del testo, su cui si è basata la studiosa, è andato perso durante l’ultima guerra mondiale nella distruzione dei Registri Angioini conservati nell’Archivio di Stato di Napoli. L’Autrice ha seguito con cura la stampa del suo prezioso libro, iniziata dal 1963, fino al giorno della sua morte avvenuta nella notte fra l’8 e il 9 maggio del 1972. Lo stesso anno il Catalogus Baronum è stato pubblicato dall’Istituto storico italiano.

I vari studiosi hanno reso omaggio a questa donna tenace, meticolosa, erudita,  a cui, più che la gloria ha importato la verità dei fatti. E si può chiudere questa biografia con le stesse parole da lei utilizzate per parlare dell’operato del “suo” Ammiraglio Eugenio:
«Le sue realizzazioni furono durature, e la sua memoria vive nelle sue opere e nella loro influenza sulle successive generazioni».
Barbara Bertolini ©2014 tutti i diritti riservati.


Note:
A parte la critica sulla sua produzione da parte degli storici Enrico Mazzarese Fardella e Raffaello Morghen, non ho trovato accenni biografi su di lei in Italia.
Sul web si trovano, invece, una corrispondenza tra la mamma, Isabella Green, e vari membri della famiglia, ma anche quelle con la famiglia della scrittrice Elisabeth Gaskell, e lettere indirizzate a Evelyn Jamison, nonché una breve bio su Wikipedia inglese.  
L'Istituto Warburg di Londra detiene nove scatole di carte di Evelyn Jamison, tra cui le note e materiale sul Catalogus Baronum e fotografie e trascrizioni di documenti dagli archivi del Sud Italia, donate probabilmente dalla pronipote, Jean Jamison, erede di tutto l’archivio della celebre zia.
Consultare i siti:
    



 Bibliografia:
Jamison E., I Conti di Molise e di Marsia nei secoli XII e XIII, in Convegno storico Abruzzese-Molisano, Atti e memorie,  25-29 marzo 1931
Jamison E., I Conti di Molise e di Marsia nei secoli XII e XIII, Ed. Nicola de Arcangelis, Casalbordino, 1932
Jamison E., L’Amministrazione della Contea di Molise nel XI e XII  sec, in “Samnium”, gennaio-dicembre 1991 anno LXIIV, 40
E. Jamison, Additional Work by E. Jamison on the Catalogus Baronum, Bollettino studi sui Normanni in Italia,  anno 1971
E. Mazzarella Fardella,  Il contributo di Evelyn Jamison agli studi sui Normanni d’Italia e di Sicilia, Bollettino studi sui Normanni in Italia, anno 1971
R. Morghen, Studi sui Normanni in Italia. (Omaggio a Evelyn Jamison), Bollettino studi sui Normanni in Italia, anno 1971



2 commenti:

  1. Molto interessante questa biografia di Evelyn Mary Jamison ammaliata dai normanni e la loro lunga storia! Mi ha ricordato Rebecca West, altra grande donna e studiosa inglese che ha scritto un libro delizioso consigliabile per fare un tuffo nel passato, più recente rispetto alla Jamison, perchè riguarda la fine della prima guerra mondiale; The return of the soldier, datato 1918, intrigante trama tra perdita di memoria freudiana e sentimenti profondi e antichi. Ci stupiscono certe donne! E' bello che ci sia un blog che ce le faccia scoprire! BRAVE BARBARA E RITA. Alma

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    1. Grazie, i commenti sono i benvenuti. Fai bene a ricordarci la geniale Rebecca West, scrittrice poliedrica e prolifica. In effetti tutte e due sono britanniche e coeve, però una è molto conosciuta, la West e, l’altra, per il suo specifico campo di interesse, molto di meno. Cara Alma, conosciamo la tua preparazione e il tuo impegno quindi, aspettiamo di ricevere le tue donne…
      Barbara e Rita

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