Due giornaliste, con alle spalle 20 anni di ricerche biografiche, hanno deciso di concentrarsi sul variegato mondo femminile, così poco studiato fino a non molto tempo fa e che la storia ha spesso relegato nel dimenticatoio...

mercoledì 14 settembre 2016

Elvira CODA NOTARI

(Salerno, 10.02.1875- Cava Dei Tirreni, 17.12. 1946), regista cinematografica

di Angela Frattolillo
  
La prima regista donna in Italia, la prima produttrice cinematografica a far conoscere il cinema italiano negli Stati Uniti, tra le prime ad usare il colore sulle pellicole, si chiama Elvira Coda Notari, regista, sceneggiatrice, tra le maggiori film-maker del periodo antecedente il sonoro.
Maria Elvira Giuseppa Coda  si diploma presso la Scuola normale femminile, attuale Istituto Magistrale. Nel 1902 si trasferisce con la famiglia a Napoli dove  impara a lavorare come modista, mestiere praticato anche successivamente per diletto. Determinante è il suo lavoro come modella per farle incontrare Nicola Notari,  pittore- fotografo che si andava specializzando nella coloritura delle pellicole fotografiche – allora in bianco e nero - con anilina. I due si sposano nello stesso anno. Dalla loro unione nascono tre figli: Edoardo, Dora e Maria. Personalità forte e ingegnosa, Elvira non si accontenta del suo ruolo di casalinga, e tenta si sfruttare i primi fermenti del cinema che in quegli anni iniziava ad espandersi. Solo sette anni prima (1895), i fratelli  Auguste e Louis Lumière avevano inventato il cinematografo e proiettato a Parigi il filmato del treno in arrivo alla stazione di La Ciotat che impressionò gli spettatori.
Grazie all’invenzione di un apparecchio di ripresa realizzato dall’operatore Filoteo Alberini e alla costituzione di società cinematografiche (Cines, Milano Film, Italia Film, Società Anonima Ambrosio) il cinema italiano diventa presto industria.
  I primi documentari sono di Vittorio Calcina e rappresentano la coppia regale e  papa Leone XIII; dopo si passa ai film a soggetto, di cui il primo esemplare fu prodotto da Alberini nel 1905 con il titolo “La presa di Roma”.
Elvira, intuita le potenzialità del nuovo strumento, lo stesso 1905 fonda con il marito la casa di produzione cinematografica “ Film Dora”, che riprende il nome della figlia. Si cimenta con lungometraggi di cui scrive soggetto e sceneggiatura ispirandosi a fatti di cronaca accaduti nei fatiscenti quartieri spagnoli napoletani, negli ambienti degli scugnizzi e dei pescatori, oppure a romanzi popolari (Francesco Mastriani e Carolina Invernizio),  e a canzoni napoletane di successo (“A Marechiare”).

Inventa con il marito la coloritura a mano di fotogrammi utilizzando le tinte in base ai sentimenti espressi: il blu per la malinconia, il rosso per la rabbia, il giallo per l’amore, il verde per la tenerezza. Sincronizza le immagini con musica e canto live, offrendo uno spettacolo multimediale.
Elvira con il marito
Le sue geniali invenzioni e le sue straordinarie realizzazioni non trovano subito accoglienza in Italia.
Sono le comunità di origine italiana emigrate negli U.S.A. a decretarne successo e diffusione, tanto da riuscire a stabilire una sede a New York, nella popolarissima Mulberry Street, a Manhattan. La  direzione viene affidata a Gennaro Capuano.
Per quelle comunità la “Dora Film” realizzò su commissione documentari sui paesi d’origine e per essi approntò una produzione cinematografica che descriveva un’Italia alternativa a quella ufficiale.
Nel 1912 l’industria cinematografica conobbe la massima espansione registrando Roma quale principale centro produttivo (ben 420 film) ed avviando la produzione dei kolossal. Archetipo ne era stato nel 1909 il “Nerone” di Luigi Maggi.
Ma fu la Grande Guerra a decretare il successo della “ Dora Film”.
Rappresentando una realtà povera connotata da forti disagi sociali, da ingiustizie, iniquità e drammi, ma su cui alla fine trionfava l’amore, i suoi film emozionavano e coinvolgevano il pubblico.

  Le Case dei soldati furono il veicolo della loro diffusione con pellicole cinematografiche come “Avanti Savoia”, “Addio, mia bella, Addio!”, “Gloria ai caduti, “Brilla il sole della redenzione”.
La Notari aprì a Napoli una Scuola di arte Cinematografica dove insegnava una recitazione diversa da quella praticata dal divismo alla Francesca Bertini e Lyda Borelli.

 Si trattava, invece, di una recitazione naturale, basata sullo spessore psicologico dei personaggi; non melodrammatica o con eccessi di pathos.
Spontaneità, naturalezza e immediatezza che precorrono la stagione del neorealismo.
La sua Scuola ebbe la grande soddisfazione di vincere il Concorso d’Arte Muta, che era stato indetto a Milano nel 1920.
Elvira è la prima regista cinematografica italiana, ma è tuttora sconosciuta.
La Francia vantava Alice Guy-Blanché con “La fata dei cavoli” del 1896,  prodotta dalla Casa Cinematografica Gaumont.
"Nfama" 1924
Elvira è  una pioniera di talento, rigorosa, precisa, con una ineguagliata capacità nell’affrontare temi sociali e nel tratteggiare le figure femminili, quasi sempre eroine dei bassifondi. Viscerali, erotiche, violente, insofferenti alle regole sociali ma con decise individualità.
Pionieristica era anche la sua attività di marketing: lei seguiva la produzione dei film, occupandosi personalmente dei rapporti con la stampa, sia per la pubblicità che per le recensioni,  della realizzazione delle locandine e persino dei programmi di sala.
Finita la guerra, la sua narrazione realista di storie tipiche non poteva trovare spazio nelle superproduzioni di kolossal e tanto meno poteva riscuotere consensi da parte della critica e della censura.
 La centralizzazione della produzione a Roma ̶ con la conseguente marginalizzazione dell’industria cinematografica meridionale  ̶, il dominio nel mondo cinematografico di personalità maschili come quella di Giovanni Pastrone (La caduta di Troia, Cabiria), lavvento del sonoro, il nascente fascismo avverso alla rappresentazione di una realtà degradata;  furono tutti fattori  che determinarono la chiusura della “Dora film” nel 1930.
Elvira Notari con il marito si ritirò a Cava dei Tirreni, dove morì il 17 dicembre  1946.
Nel 1988 buona parte del materiale fotografico e cinematografico appartenuto alla coppia Notari è stato ceduto dagli eredi al Museo Internazionale del Cinema e dello Spettacolo di Roma.
  Dopo, non si hanno più notizie di lei. Può darsi che alla sua morte  sia stata seppellita  nella cappella palatina di San Domenico Maggiore, dove sono state ritrovate all’inizio del 2000, nel soppalco della Sacrestia, quaranta bare di sovrani, principi e membri aragonesi della corte.
Angela Frattolillo©2016 tutti i diritti riservati.
Bibliografia:
Angela Frattolillo, I ruoli della donna nella Grande Guerra, Fano 2015
Antonella Pagliarulo, voce “Notari Nicola ed Elvira”, DBI, vol 78, 2013
Francesca Vatteroni, voce “Notari Elvira”, Enciclopedia del Cinema, Ist. Encicl. It. Treccani, , 2004










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