di
Barbara Bertolini
(Guglionesi, Molise 1887 – S. Paolo
del Brasile 1976), missionaria, Madre
superiora
Gli acciacchi si fanno sentire e Madre
Ninetta, che ha superato gli ottant’anni già da un pezzo, con il piglio
risoluto che l’ha sempre contraddistinta, cerca di scacciarli, ignorandoli. Certo, riconosce di essere stata dotata
dal Signore di forte fibra, che le ha permesso di incamminarsi su un sentiero
arduo, faticoso, ma pieno di grandi
soddisfazioni.
Ne è passato di tempo da quando,
giovane suora, il Santo Padre le chiese se si sentiva pronta per una missione
caritatevole dall’altra parte dell’Oceano e lei rispose: «Se io vengo mandata,
farò la volontà di Dio».
Non può far a meno, ora, di ripercorrere il lungo cammino della sua esistenza che l’ha condotta da Guglionesi, un piccolo paese affacciato sull’Adriatico, in varie regioni italiane, poi nelle Americhe e, infine, in tutto il mondo, per portare avanti l’opera intrapresa da Santa Lucia Filippini.
Non rammenta nemmeno con esattezza tutte le scuole che ha aperto in tre continenti. Ma i ricordi dell’infanzia, quelli sì, ora che ha tempo di pensare, rivivono con nitidezza nella sua mente.
Che orizzonti infiniti immaginava dal
balcone di casa sua quando ammirava l’azzurro del mare che mutava i colori
secondo l’umore del tempo. L’infanzia e la giovinezza erano volati via
spensierati in una famiglia agiata e molto religiosa, dove regnavano il
rispetto e le virtù cristiane.
Ninetta Paolina, così è registrata
all’anagrafe, era nata il 7 novembre del 1887.
Mamma Carolina Ciarallo e papà Antonio non hanno fatto obiezioni
all’annuncio di Ninetta di diventare suora. Anzi, se l’aspettavano e, per loro,
quella chiamata divina era una benedizione, un segno di Dio che aveva pescato
la perla più rara nella loro casa.
Però, il distacco definitivo, vederla
partire sapendo che non sarebbe mai più tornata, soprattutto per Donna
Carolina, è stato motivo di grande dolore sopportato in silenzio. Poi, per
fortuna, sono giunte le lettere della figlia a rassicurala, a farle capire
che era stata una scelta matura e che la
ragazza era serena e credeva fermamente nella sua decisione.
A spingere Ninetta verso la vocazione
religiosa non è stata solo l’atmosfera familiare ma anche le letture e i racconti delle vite dei santi che
venivano fatti davanti al camino, dopo aver detto il rosario, durante le lunghe
serate invernali.
Ad influenzarla, in particolare, era
stato l’esempio della beata Lucia Filippini a cui l’adolescente guardava con
ammirazione. Santa Lucia Filippini, nata in un’agiata famiglia di Tarquinia nel
1672, a 16 anni, grazie all’incontro con il cardinale Barbarigo, anche lui di
nobile famiglia, entra nel Monastero di Santa Chiara. Più tardi fonda a
Montefiascone, con l’aiuto del cardinale e della beata Rosa Venerini, il primo
Ministero educativo delle suore allo scopo d’ «illuminare le intelligenze e
sollevare i cuori». E Ninetta, che ha in sé un forte senso religioso invia
domande ai vari Ordini, ma il primo a rispondere è proprio quello delle Maestre
Filippini, un segno divino che la ragazza è ben lieta di accogliere.
Questa sarà una scelta felice, perché
le “Maestre Pie Filippini” daranno alla
giovane un bagaglio culturale, spirituale e sociale di ampio respiro, che le sarà di grande aiuto quando dovrà
percorrere le vie del mondo per la sua missione educativa.
A cambiare il destino di suor Ninetta sono avvenimenti che
si svolgono dall’altra parte dell’oceano. Monsignor Pozzi, con il permesso del
vescovo McFaul, ha appena acquistato un edificio a Trenton, nel New
Jersey, adibendolo anche a scuola
parrocchiale, in un quartiere dove
affluiscono ogni anno molti emigrati italiani. Per l’attività didattica ha
bisogno di personale preparato, efficiente e che parli l’italiano. Conoscendo
l’Istituto Pontificio delle Maestre Pie Filippini, nella primavera del 1910, si
reca a Roma dal Papa Pio X per chiedere l’intervento di queste educatrici. Il Santo Padre sostiene la richiesta e, ad
agosto dello stesso anno, cinque suore arrivano nella parrocchia di San
Joachim: tra loro anche la giovane Ninetta, la quale ha già completato gli
studi ed ha all’attivo qualche esperienza di insegnamento. Nel settembre del
1910 la Scuola di San Joachim può aprire con 133 studenti, quasi tutti figli di
emigrati italiani.
Suor Ninetta e le sue consorelle devono
affrontare ogni giorno difficoltà enormi legate non solo all’insegnamento ma
anche alle estreme condizioni di miseria e di frustrazione a cui vanno incontro
gli emigrati. Essi, appena sbarcati dalle navi a Ellis Island, di fronte a New
York, scoprono che l’Eldorado tanto sognato è solo un’utopia: miseria hanno
lasciato in Italia e miseria trovano nella Merica.
Se vogliono sopravvivere devono lavorare 12 ore al giorno in condizioni di
totale sfruttamento e abitare in ambienti angusti, ammucchiati come bestie.
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Le pioniere giunte in America |
Per gli italiani, l’arrivo delle suore
che si prendono cura dei loro figli e capiscono i loro usi e costumi è davvero
una grande benedizione, anche perché Monsignor Pozzi è stato sostituito da
Padre Edward C. Griffin, che, pur se parla l’italiano, è tuttavia visto come un
estraneo dalla comunità – comunità che
ha superato le quattromila anime. Essi si rivolgono a lui, infatti, con riluttanza.
La parrocchia si espande e padre Griffin,
per venire incontro ai desideri dei suoi parrocchiani – sollecitato dalle
religiose – organizza la “Società dell’Assunta”, che raggruppa emigrati
provenienti da Casandrino (in provincia di Napoli e devoti al culto Mariano) e la “Società delle Madri Cristiane” che
riunisce quelli giunti dall’Umbria e devoti a Santa Rita da Cascia.
Ma i soldi scarseggiano per far funzionare tutta la struttura
organizzativa e Padre Griffin non trova niente di meglio che proporre di
affittare alla città di Tenton, per duemila dollari l’anno, la ormai avviata
scuola della parrocchia. Una somma
importante, che risolverebbe tutte le difficoltà economiche parrocchiali, e
pazienza se le suore se ne dovranno andare. Come succede quasi sempre nella
Chiesa, esse non vengono consultate, ritenendo scontato il fatto che le
religiose sono solo intermediarie a cui non spettano pareri.
Quando viene preannunciata una visita
degli addetti all’Educazione del Comune per valutare l’offerta, le religiose
capiscono che la loro avventura americana volge alla fine. Che ne sarà di tutti
quei ragazzini che ancora non sono pronti per affrontare le scuole in lingua
inglese? Suor Ninetta non riesce a trattenere le lacrime perché, dopo tutte le
energie spese, vede il fallimento della sua missione. Ma la Provvidenza divina
è grande, e saranno proprio quelle lacrime versate in un momento di sconforto a
salvare la struttura.
Infatti, Emilio Cardelia, un suo
alunno, che diventerà poi Monsignore, racconta alla mamma le intenzioni di
Padre Griffin e le lacrime di suor Ninetta. La domenica seguente, un folto
gruppo di emigrate inferocite, con bastoni nascosti sotto gli ampi
grembiuloni, si reca nella sala dove
Padre Griffin ha appena impartito le lezioni di catechismo, aggredendolo
verbalmente: «Che cosa è venuto a fare qui?
Se ne vada da questa parrocchia! Guai a lei se osa scacciare le suore!».
Padre Griffin capisce le vere intenzioni delle donne e promette solennemente di far rimanere le
suore per placare gli animi.
Dopo questa esperienza, però, le
emigrate formano un comitato che si prefigge di portare avanti le loro
rivendicazioni e che ha come obiettivo:
“Scuola italiana, parroco italiano, suore italiane!”.
Sarà la morte del vescovo McFaul, nel
1917, sostenitore di Griffin, a mettere fine alla contestazione.
Gli anni 1917-1918 sono quelli
dell’epidemia spagnola che miete milioni di vittime nel mondo. Suor Ninetta,
che nel frattempo è diventata Madre superiora, incoraggia le consorelle a
prendersi cura dei malati e degli indigenti. La scuola viene, infatti, trasformata in un’infermeria, con le
religiose che accudiscono gli infermi e assicurano un pasto caldo a tutti
quelli che ne hanno bisogno. A ricordare questo episodio sarà nel 1992 l’on.
Robert G. Torricelli alla Camera dei rappresentati americana. Robert Torricelli
riconosce anche, in questa relazione, che la presidenza di Madre Ninetta ha
dato nuovo impulso alla scuola, ormai arrivata al numero di 400 alunni, migliorandone la gestione.
Nel 1919, circa un anno dopo la
scomparsa di McFaul, le suore ricevono dalla loro Madre superiora, Rosa Leone,
che ha saputo in anticipo a Roma della nomina del nuovo vescovo, il seguente telegramma: «Thomas Walsh, nuovo vescovo di Trenton. Amico degli
italiani».
Un’informazione che non si fa scappare
Madre Ninetta Ionata, che, a pochi
giorni dall’insediamento del prelato, si precipita con una consorella a
chiedere di essere ricevuta per parlargli dei gravi problemi della scuola. Con
sua grande meraviglia l’incontro durerà parecchie ore e il vescovo, alla fine,
darà anche un sostegno economico alle
suore italiane, a dimostrazione del suo interessamento. Per suor Ninetta sarà
l’inizio di una lunga amicizia, che la vedrà collaborare con il suo Vescovo in
armonia, per tanti anni, per il bene della comunità. Un’altra prova di stima, il prelato la darà
quando le religiose, per problemi sopraggiunti, sono richiamate a Roma e devono
abbandonare immediatamente gli Stati Uniti. Egli escogita uno stratagemma per
trattenerle: invia un semplice telegramma dove dice: «Governo non autorizza
partenza». Solo che a Roma, la Madre superiora che lo riceve, non saprà mai di
quale governo si tratti: di quello civile o quello ecclesiastico? E, sempre il
vescovo Walsh, troverà una nuova parrocchia per Father Griffin, troppo in disaccordo
con la comunità italiana.
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Morristown |
Nel 1929 Walsh compera la proprietà
conosciuta come “villa Victoria” in riva al fiume Delaware a Morristown. Questa
dimora, che prenderà prima il nome di “villa Lucia”, poi quello di “villa
Walsh”, diventerà la sede definitiva della loro congregazione e la sede
educativa della comunità delle suore “Maestre Pie Filippini”, una struttura
che, grazie alla preparazione delle sue insegnanti, sarà un punto di
riferimento importante per la cultura cattolica negli Stati Uniti. Infatti, in questa fucina si è formato, per
circa 70 anni, il personale per le scuole
del New Jersey, di New York, dell’Ohio e della Carolina del Sud.
Sulle alunne di quella scuola, è lo scrittore Giuseppe Prezzolini a dedicare un capitolo del suo libro, L’Italiano
inutile (1a pubblicazione, Longanesi nel 1953). Infatti, con grande sorpresa di Prezzolini,
tra i suoi studenti alla Columbia University,
si presenta anche una suora per seguire i corsi che egli tiene in quella
università americana.
Ecco il suo racconto:
Quelle care monachine di Morristown
«Come
mai un diavolo come me conobbe delle suore e ne diventò amico, è una storia da
raccontare.
Un anno in cui spiegavo Machiavelli nella Columbia University, si
presentò fra i presunti studenti una suora. Era smilza di corpo, magra di
volto, con gli occhi pieni di passione interna, e come divorata da un male
sostenuto da una forte volontà. Aveva voce bella, educata dalla musica. Non
avevo mai visto quella foggia di cuffietta che portava e ci riconobbi subito
una foggia del Seicento.
In certi corsi gli studenti sono ammessi soltanto col consenso del
professore. In generale questa precauzione è una finzione accademica. Non c’è
da guardare troppo per il sottile nei corsi specializzati. Ce n’è sempre un
piccolo numero. Preferiscono le spolverature generali. Ma, ad ogni modo, facevo
due chiacchiere con lo studente prima di metter la firma.
Era la prima volta che avevo una religiosa ad uno dei miei corsi. Le
dissi francamente che Machiavelli era un autore indecente, anzi osceno ed
irriverente per la religione cattolica, anzi nemico del cristianesimo, e che io
avevo l’abitudine di farne leggere il testo quasi per intero nell’edizione di
Casella e Mazzoni, che non è purgata. Le aggiunsi anche che era meglio
cambiare… C’erano altri insegnanti… Altri testi…
La suora sapeva l’italiano meglio di tanti studenti, un italiano un po’
strano, senza un accento regionale, come accade spesso di sentire in America da
figli di emigrati meridionali; era l’italiano di chi è stato all’estero ma in
casa di gente colta. Suor K. Jonata mi rispose che conosceva Machiavelli,
veniva da un convento dove s’insegnava l’italiano, di suore di origine
italiana; ma era nata in Argentina.
Suor K. Jonata fu una studentessa straordinaria. Passavano attraverso
l’aula le negazioni, le irriverenze, le bestemmie dell’ironico fiorentino.
Quegli accenti non la turbavano. Non s’irritava, non obiettava, non protestava.
[…]
Dopo una suora, ne venne un’altra, poi due, poi tre. Così venni a
conoscere l’Ordine religioso delle insegnanti Filippini, e visitai il loro
educandato in una delle antiche città dell’America della rivoluzione:
Morristown. […]
Fu allora che feci la conoscenza di suor Ninetta, allora madre superiora
del convento ed educandato di villa Walsh in Morristown. Era lei che aveva
preso la decisione e la responsabilità di mandare suora K. Jonata a studiare in
una università laica, quando ci sono tante università cattoliche negli Stati
Uniti, nelle quali non si legge Machiavelli.
Andai qualche volta alle loro festicciole dove mi pareva di veder
rivivere un’epoca scomparsa, perché avevano conservato le antiche abitudini
dell’insegnamento conventuale, con le commediole, i dialoghi, i cori, le
riverenze, le poesie a memoria. Ma m’attirava di più il racconto che suor
Ninetta faceva, alle volte spontaneamente, alle volte sollecitata da me, della
sua venuta in America, e delle pene e tribolazioni di lei e di altre quattro
compagne. […]
Quando suor Ninetta arrivò con quattro suore, non ebbero i primi tempi
nemmeno lenzuola per i letti, e le camere erano così sporche che non sapevan
dove posare il capo, la popolazione era ostile, il parroco irlandese dispettoso,
gli emigrati Italiani in gran parte anarchici e anticlericali e bestemmiatori,
il console lontano od assente, la lingua del paese sconosciuta e non c’era un
soldo da spendere.
Suor Ninetta è oggi una donna anziana che non ha perduto nulla dell’energia
e della vivacità di quei primi anni. E’ sempre una guida, una guerriera, una
capitana che sarebbe stata capace di maneggiare la spada, se fosse stato
necessario. Me la vedo davanti agli occhi, così ben saldata alla terra, e sento
ancora la sua voce, che racconta le sue audacie davanti ai potenti della sua
Chiesa, per chiedere ora giustizia, ora carità, ora il possibile ed ora
l’impossibile, e alla fine riuscendo ai suoi fini.»
Gli anni passano e Madre Ninetta, per
volere della sua congregazione, grazie all’acquisita professionalità e alla
forte personalità, viene inviata a fondare altre comunità delle Maestre Pie
Filippini. Sarà lei ad internazionalizzare questo Ordine, creando nuove scuole
ed occupandosi con entusiasmo ed energia non solo della preparazione culturale
e spirituale, ma anche materiale, dei suoi parrocchiani e delle sue consorelle.
Muore serenamente a San Paolo del
Brasile il 29 settembre 1976.
Barbara Bertolini © 2014 Tutti i diritti riservati
Note:
Secondo
il certificato di nascita trovato all’Archivio di Stato di Campobasso (anno
1887, n. 233), Ninetta Ionata è nata il 7 novembre 1887 nella casa posta in via
Salomone n. 33 da Antonio Ionata, proprietario, domiciliato a Guglionesi e
dalla Signora Carolina Ciarallo, proprietaria.
Il
sito di Ellis Island, dove sono recensiti i passaggi di tutti gli emigrati che
andavano negli Stati Uniti, non registra l’arrivo di suor Ninetta nel 1910 ma
solo quello del 25 ottobre 1919. L’età dichiarata è di 19 anni, mentre la
religiosa a quella data ne aveva 32. Ma si evince dal documento della nave che
si tratta proprio di lei poiché cita le Maestre Filippini e la sua parrocchia
americana. Questo poteva essere uno dei suoi tanti viaggi tra l’Italia e gli
Stati Uniti.
Fonti:
PREZZOLINI
Giuseppe, l’italiano inutile, Rusconi
ed., Milano 1983.
Voce Religious Teacher Filippini, New Catholic Encyclopedia, 2° ediz., Thomas
Gale editore, p.101-104.
PREZZOLINI
Giuseppe, Lettere a Suor Margherita
1956-1982, a cura di Claudio Quarantotto, introduzione di Margherita
Marchionne.
FRATTOLILLO R., BERTOLINI B., Il tempo sospeso, donne nella storia del
Molise, Filopoli ed., Campobasso 2007.
Antonio GALLUZZI, sito: www.santiebeati.it, voce “Santa Lucia Filippini Vergine”.
Antonio GALLUZZI, sito: www.santiebeati.it, voce “Santa Lucia Filippini Vergine”.
A providential Shepherd and a precarious
flock 1912-1919 The pastor of Monsignor Edward C. Griffin, D.D.
TheLibrary of Congress dedicata a Thomas Jefferson,:, Tribute of the Pontifical Institute of the religious teachers of
Filippini – Hon. Robert G. Torricelli (Extension of Remarks – 3 gennaio 1992).
Parrocchia S. Joachim, , voce Religious Teachers Filippini.
Parrocchia S. Joachim, , voce Religious Teachers Filippini.
Morristown,
Pontificio Istituto delle Maestre Filippini.
MARCHIONNEMargherita, The religious Teachers
Filippini in America, Centennial
1910-2010.
Barbara Bertolini © 2014 Tutti i diritti riservati
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