Due giornaliste, con alle spalle 20 anni di ricerche biografiche, hanno deciso di concentrarsi sul variegato mondo femminile, così poco studiato fino a non molto tempo fa e che la storia ha spesso relegato nel dimenticatoio...

giovedì 17 aprile 2014

Ninetta IONATA


di Barbara Bertolini

(Guglionesi, Molise 1887 – S. Paolo del Brasile 1976), missionaria, Madre superiora


Gli acciacchi si fanno sentire e Madre Ninetta, che ha superato gli ottant’anni già da un pezzo, con il piglio risoluto che l’ha sempre contraddistinta, cerca di scacciarli,  ignorandoli. Certo, riconosce di essere stata dotata dal Signore di forte fibra, che le ha permesso di incamminarsi su un sentiero arduo, faticoso,  ma pieno di grandi soddisfazioni. 


Ne è passato di tempo da quando, giovane suora, il Santo Padre le chiese se si sentiva pronta per una missione caritatevole dall’altra parte dell’Oceano e lei rispose: «Se io vengo mandata, farò la volontà di Dio».

Non può far a meno, ora, di ripercorrere il lungo cammino della sua esistenza che l’ha condotta da Guglionesi, un piccolo paese affacciato sull’Adriatico, in varie regioni italiane, poi nelle Americhe e, infine, in tutto il mondo, per portare avanti l’opera intrapresa da Santa Lucia Filippini.

Non rammenta nemmeno con esattezza tutte le scuole che ha aperto in tre continenti.  Ma i ricordi dell’infanzia, quelli sì, ora che ha tempo di pensare, rivivono con nitidezza nella sua mente. 


Che orizzonti infiniti immaginava dal balcone di casa sua quando ammirava l’azzurro del mare che mutava i colori secondo l’umore del tempo. L’infanzia e la giovinezza erano volati via spensierati in una famiglia agiata e molto religiosa, dove regnavano il rispetto e le virtù cristiane.

Ninetta Paolina, così è registrata all’anagrafe, era nata il 7 novembre del 1887.  Mamma Carolina Ciarallo e papà Antonio non hanno fatto obiezioni all’annuncio di Ninetta di diventare suora. Anzi, se l’aspettavano e, per loro, quella chiamata divina era una benedizione, un segno di Dio che aveva pescato la perla più rara nella loro casa.

Però, il distacco definitivo, vederla partire sapendo che non sarebbe mai più tornata, soprattutto per Donna Carolina, è stato motivo di grande dolore sopportato in silenzio. Poi, per fortuna, sono giunte le lettere della figlia a rassicurala, a farle capire che  era stata una scelta matura e che la ragazza era serena e credeva fermamente nella sua decisione.

A spingere Ninetta verso la vocazione religiosa non è stata solo l’atmosfera familiare ma anche le  letture e i racconti delle vite dei santi che venivano fatti davanti al camino, dopo aver detto il rosario, durante le lunghe serate invernali.
Ad influenzarla, in particolare, era stato l’esempio della beata Lucia Filippini a cui l’adolescente guardava con ammirazione. Santa Lucia Filippini, nata in un’agiata famiglia di Tarquinia nel 1672, a 16 anni, grazie all’incontro con il cardinale Barbarigo, anche lui di nobile famiglia, entra nel Monastero di Santa Chiara. Più tardi fonda a Montefiascone, con l’aiuto del cardinale e della beata Rosa Venerini, il primo Ministero educativo delle suore allo scopo d’ «illuminare le intelligenze e sollevare i cuori». E Ninetta, che ha in sé un forte senso religioso invia domande ai vari Ordini, ma il primo a rispondere è proprio quello delle Maestre Filippini, un segno divino che la ragazza è ben lieta di accogliere.


Questa sarà una scelta felice, perché le “Maestre Pie Filippini” daranno alla  giovane un bagaglio culturale, spirituale e sociale di ampio respiro,  che le sarà di grande aiuto quando dovrà percorrere le vie del mondo per la sua missione educativa.

A cambiare il  destino di suor Ninetta sono avvenimenti che si svolgono dall’altra parte dell’oceano. Monsignor Pozzi, con il permesso del vescovo McFaul, ha appena acquistato un edificio a Trenton, nel New Jersey,  adibendolo anche a scuola parrocchiale,  in un quartiere dove affluiscono ogni anno molti emigrati italiani. Per l’attività didattica ha bisogno di personale preparato, efficiente e che parli l’italiano. Conoscendo l’Istituto Pontificio delle Maestre Pie Filippini, nella primavera del 1910, si reca a Roma dal Papa Pio X per chiedere l’intervento di queste educatrici.  Il Santo Padre sostiene la richiesta e, ad agosto dello stesso anno, cinque suore arrivano nella parrocchia di San Joachim: tra loro anche la giovane Ninetta, la quale ha già completato gli studi ed ha all’attivo qualche esperienza di insegnamento. Nel settembre del 1910 la Scuola di San Joachim può aprire con 133 studenti, quasi tutti figli di emigrati italiani.

Suor Ninetta e le sue consorelle devono affrontare ogni giorno difficoltà enormi legate non solo all’insegnamento ma anche alle estreme condizioni di miseria e di frustrazione a cui vanno incontro gli emigrati. Essi, appena sbarcati dalle navi a Ellis Island, di fronte a New York, scoprono che l’Eldorado tanto sognato è solo un’utopia: miseria hanno lasciato in Italia e miseria trovano nella Merica. Se vogliono sopravvivere devono lavorare 12 ore al giorno in condizioni di totale sfruttamento e abitare in ambienti angusti, ammucchiati come bestie.
Le pioniere giunte in America

Per gli italiani, l’arrivo delle suore che si prendono cura dei loro figli e capiscono i loro usi e costumi è davvero una grande benedizione, anche perché Monsignor Pozzi è stato sostituito da Padre Edward C. Griffin, che, pur se parla l’italiano, è tuttavia visto come un estraneo  dalla comunità – comunità che ha superato le quattromila anime. Essi si rivolgono a lui, infatti,  con riluttanza.

La parrocchia si espande e padre Griffin, per venire incontro ai desideri dei suoi parrocchiani – sollecitato dalle religiose – organizza la “Società dell’Assunta”, che raggruppa emigrati provenienti da Casandrino (in provincia di Napoli e devoti al culto Mariano)  e la “Società delle Madri Cristiane” che riunisce quelli giunti dall’Umbria e devoti a Santa Rita da Cascia.

Ma i soldi scarseggiano  per far funzionare tutta la struttura organizzativa e Padre Griffin non trova niente di meglio che proporre di affittare alla città di Tenton, per duemila dollari l’anno, la ormai avviata scuola della  parrocchia. Una somma importante, che risolverebbe tutte le difficoltà economiche parrocchiali, e pazienza se le suore se ne dovranno andare. Come succede quasi sempre nella Chiesa, esse non vengono consultate, ritenendo scontato il fatto che le religiose sono solo intermediarie a cui non spettano pareri. 

Quando viene preannunciata una visita degli addetti all’Educazione del Comune per valutare l’offerta, le religiose capiscono che la loro avventura americana volge alla fine. Che ne sarà di tutti quei ragazzini che ancora non sono pronti per affrontare le scuole in lingua inglese? Suor Ninetta non riesce a trattenere le lacrime perché, dopo tutte le energie spese, vede il fallimento della sua missione. Ma la Provvidenza divina è grande, e saranno proprio quelle lacrime versate in un momento di sconforto a salvare la struttura.

Infatti, Emilio Cardelia, un suo alunno, che diventerà poi Monsignore, racconta alla mamma le intenzioni di Padre Griffin e le lacrime di suor Ninetta. La domenica seguente, un folto gruppo di emigrate inferocite, con bastoni nascosti sotto gli ampi grembiuloni,  si reca nella sala dove Padre Griffin ha appena impartito le lezioni di catechismo, aggredendolo verbalmente: «Che cosa è venuto a fare qui?  Se ne vada da questa parrocchia! Guai a lei se osa scacciare le suore!». Padre Griffin capisce le vere intenzioni delle donne e  promette solennemente di far rimanere le suore per placare gli animi.

Dopo questa esperienza, però, le emigrate formano un comitato che si prefigge di portare avanti le loro rivendicazioni e che  ha come obiettivo: “Scuola italiana, parroco italiano, suore italiane!”.

Sarà la morte del vescovo McFaul, nel 1917, sostenitore di Griffin, a mettere fine alla contestazione.

Gli anni 1917-1918 sono quelli dell’epidemia spagnola che miete milioni di vittime nel mondo. Suor Ninetta, che nel frattempo è diventata Madre superiora, incoraggia le consorelle a prendersi cura dei malati e degli indigenti. La scuola  viene, infatti,  trasformata in un’infermeria, con le religiose che accudiscono gli infermi e assicurano un pasto caldo a tutti quelli che ne hanno bisogno. A ricordare questo episodio sarà nel 1992 l’on. Robert G. Torricelli alla Camera dei rappresentati americana. Robert Torricelli riconosce anche, in questa relazione, che la presidenza di Madre Ninetta ha dato nuovo impulso alla scuola, ormai arrivata al numero di 400 alunni,  migliorandone la gestione.

Nel 1919, circa un anno dopo la scomparsa di McFaul, le suore ricevono dalla loro Madre superiora, Rosa Leone, che ha saputo in anticipo a Roma della nomina del nuovo vescovo,  il seguente telegramma: «Thomas  Walsh, nuovo vescovo di Trenton. Amico degli italiani».

Un’informazione che non si fa scappare Madre  Ninetta Ionata, che, a pochi giorni dall’insediamento del prelato, si precipita con una consorella a chiedere di essere ricevuta per parlargli dei gravi problemi della scuola. Con sua grande meraviglia l’incontro durerà parecchie ore e il vescovo, alla fine, darà anche  un sostegno economico alle suore italiane, a dimostrazione del suo interessamento. Per suor Ninetta sarà l’inizio di una lunga amicizia, che la vedrà collaborare con il suo Vescovo in armonia, per tanti anni, per il bene della comunità.  Un’altra prova di stima, il prelato la darà quando le religiose, per problemi sopraggiunti, sono richiamate a Roma e devono abbandonare immediatamente gli Stati Uniti. Egli escogita uno stratagemma per trattenerle: invia un semplice telegramma dove dice: «Governo non autorizza partenza». Solo che a Roma, la Madre superiora che lo riceve, non saprà mai di quale governo si tratti: di quello civile o quello ecclesiastico? E, sempre il vescovo Walsh, troverà una nuova parrocchia per Father Griffin, troppo in disaccordo con la comunità italiana.
Morristown

Nel 1929 Walsh compera la proprietà conosciuta come “villa Victoria” in riva al fiume Delaware a Morristown. Questa dimora, che prenderà prima il nome di “villa Lucia”, poi quello di “villa Walsh”, diventerà la sede definitiva della loro congregazione e la sede educativa della comunità delle suore “Maestre Pie Filippini”, una struttura che, grazie alla preparazione delle sue insegnanti, sarà un punto di riferimento importante per la cultura cattolica negli Stati Uniti.  Infatti, in questa fucina si è formato, per circa 70 anni,  il personale per le scuole del New Jersey, di New York, dell’Ohio e della Carolina del Sud.

Sulle alunne di quella scuola,  è lo scrittore Giuseppe Prezzolini a dedicare un capitolo del suo libro, L’Italiano inutile (1a pubblicazione, Longanesi nel 1953).  Infatti, con grande sorpresa di Prezzolini, tra i suoi studenti alla Columbia University,  si presenta anche una suora per seguire i corsi che egli tiene in quella università americana.
Ecco il suo racconto:

Quelle care monachine di Morristown

«Come mai un diavolo come me conobbe delle suore e ne diventò amico, è una storia da raccontare.

Un anno in cui spiegavo Machiavelli nella Columbia University, si presentò fra i presunti studenti una suora. Era smilza di corpo, magra di volto, con gli occhi pieni di passione interna, e come divorata da un male sostenuto da una forte volontà. Aveva voce bella, educata dalla musica. Non avevo mai visto quella foggia di cuffietta che portava e ci riconobbi subito una foggia del Seicento.

In certi corsi gli studenti sono ammessi soltanto col consenso del professore. In generale questa precauzione è una finzione accademica. Non c’è da guardare troppo per il sottile nei corsi specializzati. Ce n’è sempre un piccolo numero. Preferiscono le spolverature generali. Ma, ad ogni modo, facevo due chiacchiere con lo studente prima di metter la firma.

Era la prima volta che avevo una religiosa ad uno dei miei corsi. Le dissi francamente che Machiavelli era un autore indecente, anzi osceno ed irriverente per la religione cattolica, anzi nemico del cristianesimo, e che io avevo l’abitudine di farne leggere il testo quasi per intero nell’edizione di Casella e Mazzoni, che non è purgata. Le aggiunsi anche che era meglio cambiare… C’erano altri insegnanti… Altri testi…

La suora sapeva l’italiano meglio di tanti studenti, un italiano un po’ strano, senza un accento regionale, come accade spesso di sentire in America da figli di emigrati meridionali; era l’italiano di chi è stato all’estero ma in casa di gente colta. Suor K. Jonata mi rispose che conosceva Machiavelli, veniva da un convento dove s’insegnava l’italiano, di suore di origine italiana; ma era nata in Argentina.

Suor K. Jonata fu una studentessa straordinaria. Passavano attraverso l’aula le negazioni, le irriverenze, le bestemmie dell’ironico fiorentino. Quegli accenti non la turbavano. Non s’irritava, non obiettava, non protestava. […]

Dopo una suora, ne venne un’altra, poi due, poi tre. Così venni a conoscere l’Ordine religioso delle insegnanti Filippini, e visitai il loro educandato in una delle antiche città dell’America della rivoluzione: Morristown. […]

Fu allora che feci la conoscenza di suor Ninetta, allora madre superiora del convento ed educandato di villa Walsh in Morristown. Era lei che aveva preso la decisione e la responsabilità di mandare suora K. Jonata a studiare in una università laica, quando ci sono tante università cattoliche negli Stati Uniti, nelle quali non si legge Machiavelli.

Andai qualche volta alle loro festicciole dove mi pareva di veder rivivere un’epoca scomparsa, perché avevano conservato le antiche abitudini dell’insegnamento conventuale, con le commediole, i dialoghi, i cori, le riverenze, le poesie a memoria. Ma m’attirava di più il racconto che suor Ninetta faceva, alle volte spontaneamente, alle volte sollecitata da me, della sua venuta in America, e delle pene e tribolazioni di lei e di altre quattro compagne. […]

Quando suor Ninetta arrivò con quattro suore, non ebbero i primi tempi nemmeno lenzuola per i letti, e le camere erano così sporche che non sapevan dove posare il capo, la popolazione era ostile, il parroco irlandese dispettoso, gli emigrati Italiani in gran parte anarchici e anticlericali e bestemmiatori, il console lontano od assente, la lingua del paese sconosciuta e non c’era un soldo da spendere.

Suor Ninetta è oggi una donna anziana che non ha perduto nulla dell’energia e della vivacità di quei primi anni. E’ sempre una guida, una guerriera, una capitana che sarebbe stata capace di maneggiare la spada, se fosse stato necessario. Me la vedo davanti agli occhi, così ben saldata alla terra, e sento ancora la sua voce, che racconta le sue audacie davanti ai potenti della sua Chiesa, per chiedere ora giustizia, ora carità, ora il possibile ed ora l’impossibile, e alla fine riuscendo ai suoi fini.»

Gli anni passano e Madre Ninetta, per volere della sua congregazione, grazie all’acquisita professionalità e alla forte personalità, viene inviata a fondare altre comunità delle Maestre Pie Filippini. Sarà lei ad internazionalizzare questo Ordine, creando nuove scuole ed occupandosi con entusiasmo ed energia non solo della preparazione culturale e spirituale, ma anche materiale, dei suoi parrocchiani e delle sue consorelle.
Muore serenamente a San Paolo del Brasile il 29 settembre 1976.
Barbara Bertolini © 2014 Tutti i diritti riservati

Note:
Secondo il certificato di nascita trovato all’Archivio di Stato di Campobasso (anno 1887, n. 233), Ninetta Ionata è nata il 7 novembre 1887 nella casa posta in via Salomone n. 33 da Antonio Ionata, proprietario, domiciliato a Guglionesi e dalla Signora Carolina Ciarallo, proprietaria.

Il sito di Ellis Island, dove sono recensiti i passaggi di tutti gli emigrati che andavano negli Stati Uniti, non registra l’arrivo di suor Ninetta nel 1910 ma solo quello del 25 ottobre 1919. L’età dichiarata è di 19 anni, mentre la religiosa a quella data ne aveva 32. Ma si evince dal documento della nave che si tratta proprio di lei poiché cita le Maestre Filippini e la sua parrocchia americana. Questo poteva essere uno dei suoi tanti viaggi tra l’Italia e gli Stati Uniti.

Fonti:
PREZZOLINI Giuseppe, l’italiano inutile, Rusconi ed., Milano 1983.
Voce Religious Teacher Filippini, New Catholic Encyclopedia, 2° ediz., Thomas Gale editore, p.101-104.
PREZZOLINI Giuseppe, Lettere a Suor Margherita 1956-1982, a cura di Claudio Quarantotto, introduzione di Margherita Marchionne.
FRATTOLILLO R., BERTOLINI B., Il tempo sospeso, donne nella storia del Molise, Filopoli ed., Campobasso 2007.
Antonio GALLUZZI,  sito:  www.santiebeati.it, voce “Santa Lucia Filippini Vergine”.

A providential Shepherd and a precarious flock 1912-1919 The pastor of Monsignor Edward C. Griffin, D.D.
TheLibrary of Congress dedicata a Thomas Jefferson,:, Tribute of the Pontifical Institute of the religious teachers of Filippini – Hon. Robert G. Torricelli (Extension of Remarks – 3 gennaio 1992).
Parrocchia S. Joachim, , voce Religious Teachers Filippini.
Morristown, Pontificio Istituto delle Maestre Filippini.
MARCHIONNEMargherita, The religious Teachers Filippini in America, Centennial 1910-2010.

Barbara Bertolini © 2014 Tutti i diritti riservati

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